Altre quattro sentenze. Lavorò all’ex Umberto I, stroncato dall’amianto. Risarcita la famiglia

Non solo cantieri navali e ferrovie, con questo caso si apre un nuovo scenario: l’uomo deceduto a 81 anni era stato addetto alla lavanderia dell’ospedale. A moglie e figli andranno 820mila euro come stabilito dal giudice.

Addetto alla lavanderia dell’ex Umberto I ucciso dall’amianto, la sentenza del Giudice del lavoro di Ancona impone a Regione ed ex Asl/Asur di risarcire moglie e figli con 820mila euro. Una diagnosi di mesotelioma pleurico, legata alla lavorazione del minerale killer (fuorilegge dal 1992), che non gli ha dato scampo e nel giro di un mese dalla scoperta del male lo ha portato alla morte. I casi di malattia professionale si arricchiscono di una nuova, drammatica fonte, stando alla causa risarcitoria intentata dai familiari della vittima, un anconetano morto nel 2017 all’età di 81 anni. Familiari della vittima che si sono rivolti allo studio legale Berti, da anni impegnato in cause legate al contatto diretto o indiretto all’amianto sui luoghi di lavoro da cui sono scaturite pene e sofferenze indicibili fino alla morte: “In effetti la sentenza emessa pochi giorni fa dalla giudice Sbano – spiega l’avvocato anconetano Ludovico Berti – apre uno scenario nuovo rispetto alla questione amianto nei luoghi di lavoro. Negli ultimi dieci anni e più il mio studio ha seguito decine di cause, perlopiù legate a dipendenti dei cantieri navali, delle ferrovie; il caso del dipendente dell’ex ospedale civile introduce una nuova fattispecie e conferma come l’amianto fosse usato in forma massiva ovunque”.

Leggi l’articolo sul Resto del Carlino