Rfi – Morto per l’amianto: un milione di euro

Il giudice ha condannato Fincantieri e Rfi a risarcire la famiglia di un anconetano che aveva lavorato sia ai cantieri navali che in ferrovia

Di amianto si continua a morire, a quasi trent’anni dalla sua mes­sa fuorilegge. E continua ad uccidere pure ad Ancona. dove si moltiplicano le cause per lavora­tori colpiti dal minerale killer e ammalati di mesotelioma pleuri­co e asbestosi. L’ultimo caso è davvero particolare, perché ri­guarda un anconetano morto nel 2015 all’età di 78 anni che nella sua lunga e dura carriere profes­sionale ha sia svolto le mansioni di operaio all’interno degli allora cantieri navali (oggi Fincantieri), ma anche di manovratore per le Ferrovie dello Stato. oggi Rfi (Rete ferroviaria italiana).

I famlllarl della vittima si sono rivolti allo studio legale Berti di An­cona, tra i massimi esperti della materia a livello nazionale, con al­le spalle decine di cause analoghe intentate dal familiari di altrettante vittime uccise dell’amianto. li giudice del lavoro di Ancona, Andrea De Sebbata, ha riconosciuto il risarcimento per la morte dell’ex operaio ed ex manovratore ferroviario per una somma in solido pari a un milione di euro. la Fincantieri, ormai colpita oggi per le colpe dei proprietari e dirigenti di un tem­po (prima del mar 20 1992, quan­do la legge 257 ha reso di fatto non più utilizzabile l’amianto per le lavorazioni Industriali, edili e via discorrendo) in tutte le città dove hanno sede i suoi cantieri – compresa Ancona – ha rispettato le sentenza e pagato la sua parte, la stessa cosa non è avvenuta al momento da parte di Rfl. In so­stanza, le ferrovie sostengono che non ci sia alcun nesso tra il lavoro svolto dall’ex manovrato­re e la sua malattia.


In realtà il 78enne ha svolto servizio nei cantieri navali dal 1956 al 1963 per poi passare in ferrovia (Rfi) fino alla pensione, arrivata nel 1995. Meno di dieci anni più tardi la terribile diagnosi di mesotelio­ma che, come in tutti i casi a livel­lo mondiale, conduce alla morte nel giro di mesi, difficilmente di anni.

Che l’amianto fosse utilizzato nel­le ferrovie non è un segreto, nello specifico I freni del convogli erano azionati dai ferodi realizza­ti in amianto e l’anconetano, co­me manovratore, potrebbe averne respirato le polveri maledette. Come era lecito attendersi, le due aziende hanno presentato ri­corso alla sentenza e chiesto l’Appello. Adesso, tuttavia, partirà an­che la causa civile nei confronti dei due colossi industriali visto che oltre alle sofferenze e alla morte della vittima andrà tenuto conto della devastazione che questo calvario ha provocato nei familiari del 78onne. Stiamo par­lando della moglie, dei due figli e dei tre nipoti che nei sei mesi pre­cedenti alla morte del loro caro sono stati costretti ad un vero e proprio inferno.

Sarà il giudice ordinarlo a giudicare in questo caso, nel frattem­po la pena risarcitoria in solido di
un mlllone di euro rappresenta una risposta forte contro la strage silenziosa di lavoratori uccisi in questi anni. Ad Ancona non si contano le persone morte di me­sotelioma, una malattia subdola
e terribile che può manifestarsi anche dopo 40 anni dall’inalazione di particelle di amianto. La cur­va discendente di casi dovrebbe iniziare non prima di 5-10 anni.

Articolo di Pierfrancesco Curzi su Il Resto del Carlino