Mesotelioma – Morire per l’amianto

Sergio Queirolo contrasse il mesotelioma, il più carnefice
di tutti i mali. Oggi la sua famiglia chiede soprattutto giustizia

La certa diagnosi di mesotelioma di Sergio Queirolo non lascia alcun dubbio sul legame della patologia dall’esposizione all’amianto subita durante la sua vita lavorativa. Come noto, nella cantieristica navale, ma non solo, si è fatto abbondante e duraturo uso di amianto per decenni.
Un’esposizione costante e diretta «Nonostante validi studi lo dimostrassero da tempo – ricorda la famiglia di Queirolo – in Italia si è abusato del suo utilizzo per una chiara convenienza economica rispetto alle alternative non nocive alla salute dei lavoratori».


Un contratto di lavoro senza via di scampo: e così l’esposizione a tale materiale maledetto per Queirolo è stato costante e diretta, mentre lavorava su elementi delle strutture e degli impianti delle navi già coibentati proprio con amianto, ma anche indirettamente, considerato l’ampio uso che, nelle varie sue forme, veniva fatto da tutte le altre maestranze del cantiere. L’amianto, infatti, si poteva trovare ad esempio in trecce, cordoni, pannelli, guarnizioni, ferodi dei freni delle gru e dei carriponte e, addirittura, anche in dispositivi di protezione individuale come guanti, grembiuli, cuffie e ghette, che erano intessuti con materiale contenente amianto.


Il mesotelioma, il più carnefice di tutti i mali La prolungata esposizione ad un ambiente così fortemente contaminato è stata quindi una condanna per Sergio Queirolo e, come lui, anche tanti altri che hanno avuto lo stesso triste epilogo. Il caso del mesotelioma è quello più “carnefice” di tutti i mali derivati da contatti con l’amianto. Basta infatti anche un’esposizione moderata per contrarre questa malattia, subdola e “paziente”, poiché si manifesta con un tempo di latenza piuttosto lungo, che può superare anche i 40 anni.

La prolungata esposizione ad un ambiente così fortemente contaminato è stata una condanna per l’uomo

Un’onda lunga di malati nel tempo Il comportamento dei datori di lavoro e il ritardo normativo italiano per l’ eliminazione definitiva di questo materiale da tutti i tipi di lavorazione industriale hanno prodotto un’onda lunga di malati che, secondo autorevoli statistiche, dovrebbero raggiungere il loro apice.

È infatti stimato che, in base ai periodi storicamente di più alta concentrazione e utilizzo, ci si trovi ora alle porte del decennio di massima manifestazione della malattia. Dopodiché i casi, almeno dal settore navale, dovrebbero iniziare finalmente a scendere.

Il desiderio di giustizia Troppe volte le famiglie delle vittime dell’amianto hanno ceduto alle lusinghe di rapide mediazioni, spesso per ragioni di età magari avanzata degli eredi: fattore che, legato alla sfiducia cronica italiana nel sistema giudiziario, ha portato tanti ad accontentarsi di cifre patteggiate senza troppa dialettica. Spesso pure senza la documentazione completa.

La controparte conosce bene il suo torto ma, a fronte di “chiudere” in fretta, cerca di ingolosire le famiglie con una cifra forfettaria che ne può mettere a tacere tante. Bassa, molto bassa, però, rispetto a qualunque risarcimento dove le colpe gravi sono altrettanto palesi e accertate.

Per questo la famiglia Queirolo, nonostante Sergio in vita avesse quasi iniziato l’iter per chiedere risarcimento nella via più semplice, ha scelto di rivolgersi allo studio legale Berti & Associati di Ancona, che ha un’esperienza specifica letteralmente “da record” in Italia.

Sono infatti loro i risarcimenti più alti riconosciuti da tribunali nei confronti di Fincantieri. Cifre ben più alte della media di quelle solitamente corrisposte alle famiglie, dovute anche alle precise e accurate argomentazioni che hanno convinto i giudici a riconoscere condanne risarcitorie più adeguate ai danni patiti.

Risarcimenti che dovrebbero quindi essere ottenuti con più facilità, vista l’attuale conoscenza in materia di quello che è stato.

IL LEVANTE

Claudia Sanguineti

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CHIAVARI (scu) 7 novembre 2019. È giovedì sera, piove forte, c’è anche l’allerta, ma gli alpini del CAI non si spaventano di certo e la sala è piena. L’appuntamento è importante per Alex e Sara: portano per la prima volta a far vedere al primogenito Riccardo Liam un video con le immagini raccolte dal veterano Bruno Monego, dove un gruppo di appas- sionati di Chiavari percorrono un sentiero dedicato al compianto nonno Sergio Queirolo che se ne è andato ormai da quattro anni. Il più piccolo fratellino di quasi 4 anni che porta il suo nome non c’è: va a dormire presto e resta a far compagnia alla nonna, che proprio non se la sentiva, la mattina stessa era morto il suo fratello più giovane.

L’oggetto della proiezione non è una strada qualunque. È lassù, a sfiorare i 3000 metri, nelle montagne della Val D’Aosta che tanto gli piacevano e che hanno fatto da campo base per escursioni impegnative proprio a partire da una delle sue passioni più grandi, il rifugio che tante volte ha gestito d’estate. Una serata quindi anche come ricordo di Sergio Queirolo, che gite non ne può fare da tempo: è mancato nel 2015 per un mesotelioma pleurico maligno il 14 settembre 2015 a 69 anni.

Un tributo meritato sul campo, dopo tanti anni di dedizione continuativa e in- tensa al gruppo, alle sue molteplici e diverse attività. Per anni si è conteso la vetta della graduatoria dei partecipanti più assidui alle trasferte: quasi un gioco a premi che “certifica” i più “valorosi” e costanti dello scarpone. Sergio non se lo faceva dire due volte quando c’era da andare a camminare: organizzava gite, spesso era capo cordata nelle missioni più tecniche. Dava fiducia per la sua esperienza e capacità nel condurre gli altri soci in cordata.

E non di rado stupiva per la sua resistenza atletica eccezionale, che si concretizzava in giornate epiche, caratterizzate da ascese di parecchie migliaia di metri davvero alla portata di pochi. Eppure non usciva troppo ad allenarsi: madre natura gli aveva dato un fisico eccezionale che coltivava con una sana alimentazione e un’attività fisica moderata che non pregiudicava gli impegni con la famiglia.

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